Nel 2025 il numero di smart worker cresce in Italia. Tra grandi imprese, pubblica amministrazione e Pmi sono oltre 3,5 milioni i lavoratori “agili”. Ma come cambia davvero il lavoro da remoto? E, soprattutto, perché sfruttarlo per aumentare produttività e benessere? Scopri fino a che punto le aziende si sono evolute e quali sono le opportunità da cogliere anche nel Salento e in tutta la Puglia.
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Una crescita che segna un cambio di passo. Tendenze, modelli, opportunità
🧭 Naviga tra i contenuti del testo:
- Perché i dati sullo smart working 2025 contano davvero
- Dal modello emergenziale a quello ibrido e maturo
- Gli approcci: collaborativo, individualista, centralizzato
- Smart working sostenibile e diritto alla disconnessione
- Intelligenza artificiale e nuove competenze
- Le Pmi e la sfida del 2025
- Lavoro agile: il vero obiettivo è far evolvere il modello
- AI e smart working: una leva per le persone
- Verso un nuovo modo di lavorare
- Perché parlare di smart working ora
Perché i dati sullo smart working 2025 contano davvero
I numeri raccontano un’Italia che cambia. Il maggiore incremento riguarda la Pubblica Amministrazione, dove lo smart working coinvolge oggi 555.000 persone, pari al 17% dei dipendenti.
Nelle grandi imprese il lavoro agile è ormai consolidato: oltre 1,9 milioni di lavoratori, cioè il 53% del personale, alternano presenza e remoto. Solo le Pmi restano indietro (-7,7%), segno che molte realtà locali devono ancora integrare pienamente strumenti digitali e policy di flessibilità.
Dal modello emergenziale a quello ibrido e maturo
Lo smart working non è più un’eredità del periodo emergenziale, ma un modello organizzativo stabile. Il 95% delle grandi aziende italiane ha progetti attivi di lavoro agile, mentre nella PA la quota è al 67%, con policy sempre più definite. Nelle Pmi, invece, il lavoro da remoto è spesso gestito in modo informale, attraverso accordi con i responsabili (45%).
Gli approcci: collaborativo, individualista, centralizzato
Secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, al convegno “Lo smart working ai tempi dell’AI: opportunità e sfide verso il lavoro del futuro”, prevalgono tre approcci nell’adozione del lavoro smart in Italia. Ecco quali:
- Collaborativo (32%): la pianificazione avviene in team, bilanciando esigenze personali e aziendali
- Individualista (36%): ogni lavoratore decide autonomamente i giorni di presenza in virtù dei propri bisogni
- Centralizzato (32%): la scelta avviene secondo le indicazioni dell’azienda
È l’approccio collaborativo a garantire i migliori risultati. Il modello più diffuso è quello ibrido e strutturato con regole e policy definite, con giornate in sede e da remoto. Il full remote resta invece limitato a poche realtà.
Nel convegno sono stati assegnati gli “Smart Working Award 2025” .
Smart working sostenibile e diritto alla disconnessione
Il lavoro agile aumenta la flessibilità, ma anche il rischio di overworking. Tra i lavoratori che svolgono mansioni d’ufficio, amministrative o intellettuali, il 35% di chi lavora da remoto dichiara difficoltà a “staccare”, rispetto al 30% di chi sta sempre in sede.
Pertanto, il 43% delle grandi imprese ha introdotto fasce orarie in cui non si può essere contattati. Nelle PA è il 78% a prevedere misure simili. Garantire il diritto alla disconnessione significa tutelare la salute dei lavoratori e rendere lo smart working sostenibile.
Intelligenza artificiale e nuove competenze
L’avanzata dell’AI sta ridefinendo i modelli di lavoro. Automatizza compiti ripetitivi, libera tempo e permette di concentrarsi su attività creative e strategiche. Per manager e imprenditori significa riorganizzare processi e ruoli per favorire autonomia, innovazione e apprendimento continuo.
Le Pmi e la sfida del 2025
Il 2025 è l’anno decisivo per le piccole e medie imprese italiane. Ma lo smart working non ha ancora raggiunto il picco massimo. Il 21% di chi oggi lavora solo in presenza ritiene di poter svolgere almeno metà delle attività da un luogo diverso, con la stessa efficacia e gli stessi strumenti. In pratica, ci sarebbero altri 3 milioni di potenziali smart worker, pronti a far salire il numero complessivo vicino ai 6,5 milioni della pandemia.
Per chi non lavora da remoto, la flessibilità più richiesta è quella sugli orari di lavoro e in alternativa la settimana corta, al momento presente nel 10% delle grandi aziende e per lo più ancora in fase di sperimentazione.
Lavoro agile: l’obiettivo è far evolvere il modello
“Lo smart working in Italia è oggi una realtà consolidata, soprattutto nelle grandi imprese – afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio -. Sempre più organizzazioni abbandonano modelli tradizionali in presenza per adottare modelli ibridi che alternano il lavoro in sede a quello da remoto, in cui l’obiettivo è costruire un equilibrio virtuoso tra le due modalità, garantendo coesione di team, autonomia individuale e mantenimento del legame con l’organizzazione”. La sfida non è più decidere se fare smart working, bensì in che modo farlo evolvere.
AI e smart working: una leva per le persone
“In un Paese in cui la forza lavoro si riduce e invecchia, lo smart working vissuto come stimolo continuo al miglioramento organizzativo può accompagnare l’innovazione tecnologica diventando leva strategica per rispondere alle dinamiche demografiche, mantenere la competitività sul mercato e rendere il lavoro più sostenibile per le persone – dice Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio -. Il progresso dell’Artificial Intelligence rappresenta da questo punto di vista una sfida: l’automazione delle attività più ripetitive grazie all’AI libera risorse, consentendo di concentrare le energie su mansioni a maggiore valore aggiunto e offrendo alle persone spazio per creatività, formazione e per sé stessi”.
Se però introdotta senza una visione chiara, l’intelligenza artificiale può alimentare la percezione di sostituibilità delle persone, riducendo motivazione, coinvolgimento e senso di appartenenza, soprattutto tra le nuove generazioni.
Verso un nuovo modo di lavorare
L’intelligenza artificiale sta già trasformando il modo di lavorare, modificando l’equilibrio tra attività operative e obiettivi. L’uso di strumenti di AI consente di automatizzare i compiti più ripetitivi e vincolati a orari o luoghi, liberando tempo per attività di innovazione, collaborazione e sviluppo di nuovi contenuti. È il caso del customer care e della consulenza.
🌍 Focus territoriale
Lo smart working sta cambiando il modo di fare impresa anche nel Salento e in tutta la Puglia. Le aziende del territorio leccese stanno sperimentando modelli di flessibilità e innovazione che rafforzano produttività e benessere organizzativo.
✍️ La voce delle Pmi
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